La cuffia dei rotatori è formata dall’insieme dei tendini di quattro muscoli (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo, sottoscapolare) che dalla scapola si inseriscono sull’omero consentendo l’elevazione e la rotazione del braccio. Questa struttura è fondamentale per il buon funzionamento della spalla: permette il movimento del braccio e gli fornisce la forza, inoltre aiuta inoltre a mantenere stabile la testa dell’omero nella cavità glenoidea della scapola.
La causa più frequente di lesioni della cuffia dei rotatori è il graduale deterioramento della qualità del tendine conseguente a microtraumi ripetuti, associati al progressivo logoramento del tessuto tendineo.
Meno frequentemente, si può verificare in seguito a eventi traumatici violenti, ad esempio cadute sull’arto superiore o lussazioni.
Il tendine più di frequente soggetto a lesioni è il sovraspinato.
Il sintomo principale è il dolore, spesso notturno, nella zona della spalla e del braccio, associato alla progressiva perdita di forza e di movimento. Le lesioni parziali dei tendini della cuffia provocano in genere dolore continuo all’articolazione della spalla, anche se il movimento del braccio è spesso conservato. Lesioni ampie, che comportano la completa rottura di uno o più tendini, oltre al dolore causano generalmente una graduale diminuzione della mobilità dell’articolazione, talvolta con l’impossibilità di elevare il braccio oltre i 90°.
Un approfondito esame clinico in genere consente di individuare le conseguenze di una lesione della cuffia dei rotatori: movimento limitato, perdita di forza e dolore in alcune posizioni dell’arto.
La visita medica si completa con esami specifici che aiutano a confermare e documentare il sospetto clinico al fine di pianificare la migliore strategia terapeutica.
Radiografia: viene eseguita interponendo la regione da esaminare tra la sorgente dei raggi X e una pellicola radiografica e permette di valutare la condizione delle strutture ossee della spalla.
Ecografia: sfrutta il riflesso di un fascio di ultrasuoni, emesso da un trasduttore, per visualizzare i muscoli e i tendini della spalla.
Risonanza magnetica (RM): si avvale dell’utilizzo di campi magnetici e di onde a radiofrequenza e consente l’ottimale controllo della sede e dell’estensione del danno tendineo oltre che dello stato dei muscoli.
Nei casi cronici, il trattamento si basa inizialmente su terapie mediche per ridurre il dolore, istruzioni per un utilizzo protetto dell’arto nei movimenti ed esercizi rieducativi per migliorare il movimento della spalla, che può essere necessario eseguire anche per alcuni mesi.
In seguito, può essere consigliato un intervento chirurgico.
Le lesioni acute, conseguenti a un trauma, vengono in genere operate appena risolta la fase acuta.
L’intervento di ricostruzione della cuffia dei rotatori consiste nella riparazione chirurgica della lesione tendinea attraverso l’uso di robuste suture e “ancorette”: mini viti che vengono infisse nell’osso per rifissare il tendine. Può essere eseguito con tecnica a “cielo aperto” (cioè con il tradizionale taglio attraverso i muscoli della spalla) oppure in artroscopia, grazie all’utilizzo di uno strumento a fibre ottiche che, introdotto nell’articolazione mediante piccole incisioni della cute, permette la visualizzazione delle strutture della spalla. Una volta individuata, la lesione tendinea viene riparata con appositi strumenti inseriti attraverso altre due piccole incisioni. Questa tecnica permette quindi una diagnosi precisa e, allo stesso tempo, il trattamento delle lesioni, evitando di tagliare (e perciò indebolire) le strutture vicine. Questo intervento viene di solito eseguito con anestesia loco-regionale (solo del braccio) e in regime di day-surgery ( al massimo una notte di ricovero).
La scelta di effettuare un intervento in artroscopia non dipende dalla grandezza della lesione ma dall’esperienza del chirurgo.
Indipendentemente dalla tecnica adottata, esistono lesioni che non si possono riparare: a volte i tendini e i muscoli sono così retratti da non poter essere più riportati nella loro sede. Altre volte, casi di atrofia muscolare impediscono il recupero della forza. In questi casi l’intervento può essere indicato semplicemente per ridurre il dolore.
Nei casi più gravi le opzioni chirurgiche diventano più complesse e radicali, spaziando dal trapianto di muscoli all’impianto di particolari protesi dette “inverse”.
Una riabilitazione corretta e mirata è essenziale per ottenere il miglior risultato funzionale dopo l’intervento chirurgico.
È necessario non sovraccaricare l’articolazione per evitare l’allentamento dei punti di sutura e permettere la guarigione del tendine.
L’intensità e le restrizioni del programma d’esercizi dipendono dal tipo di lesione e di chirurgia cui si è stati sottoposti. Nei casi di riparazione del tendine, prima di poter iniziare un graduale uso del braccio, devono trascorrere circa sei settimane prima di utilizzare volontariamente l’arto.
Sì, sono le persone che svolgono attività manuali o sportive, soprattutto quelle che prevedono l’utilizzo del braccio al di sopra del livello delle spalle.
Sono più soggetti a questa patologia anche i soggetti fumatori, diabetici, con patologie tiroidee o altre alterazioni metaboliche.
In determinati casi si può agire intervenendo sui fattori di rischio e correggendo eventuali squilibri muscolari e posturali. Per quanto riguarda gli sportivi può essere utile agire anche attraverso la correzione del gesto atletico